mercoledì, dicembre 30, 2009

Il mistero di Agnes Cecilia, riassunto

IL MISTERO DI AGNES CECILIA
di Maria Gripe


Capitolo 1
Nora è a casa da sola, la casa nella quale vive, con la sua famiglia, dalla primavera precedente, quasi un anno. E ancora una volta, in quella casa, mentre lei è in camera sua, capita un fatto strano. Dalla stanza rotonda partono dei passi che poi percorrono la casa e si fermano davanti alla soglia della stanza di Nora. Non è pericoloso, Nora lo sente, anche se è ferma davanti alla finestra e prova la netta sensazione che qualcuno, forse di un'altra dimensione, la stia osservando. Lo sente con tutto il suo essere. Nora sa che se si voltasse non vedrebbe nessuno, ma non lo fa. Non finché la misteriosa presenza non se ne sia andata via da sola, è come un tacito accordo fra loro due. Infine la presenza svanisce e Nora si volta: non c'è nessuno ma, come sempre, le è rimasta una strana nostalgia dentro.

Capitolo 2
Nora vorrebbe parlare di questi "fenomeni" con Dag, a lui interesserebbero. Ma non osa farlo. Dag non è davvero suo fratello, come Anders e Karin non sono davvero i suoi genitori. Karin è una bibliotecaria e Anders un insegnante. Nora è stata adottata, Karin è la zia di suo padre, anche se fra i due gli anni di differenza sono pochi, e Nora, anche se non ne ha mai avuto motivo, si è sempre sentita un'intrusa in quella famiglia. Tollerata, più che amata. Ogni loro gesto, ogni loro parola la fa sentire esclusa, anche se non è certo questa l'intenzione dei due. Sa che questa è soltanto un riflesso di quel che lei prova, ma non riesce a fare a meno di provare questo disagio. Per Dag, però, lei è una sorella a tutti gli effetti. Lui ha quindici anni e lei qualche mese in meno. Ora Dag gli racconta di aver visto una commessa, in un grande magazzino, che lo ha veramente colpito. Gli piacerebbe conoscerla meglio. Dimostra la loro età, forse un po' più grande, ma poco, ed è un tipo davvero "indescrivibile".

Capitolo 3
I genitori di Nora sono morti in un incidente d'auto quando lei era piccola. Nora non sopporta che questo sia successo. Se lei fosse stata con loro sarebbe morta anche lei, ma loro non l'avevano portata. Perché? Forse non l'amavano abbastanza? Il suo ultimo ricordo di loro è stato quando l'hanno salutata, lei stava per addormentarsi, dicendole sorridendo che sarebbero tornati presto. Nora aveva cercato di trattenere la mamma, ma papà l'aveva trascinata via. Ma non erano più tornati. I loro parenti, però, non avevano avuto il coraggio di dire a Nora cos'era successo davvero. Prima le avevano detto che i genitori erano in ospedale, poi che erano partiti per un lungo viaggio e non si sapeva quando sarebbero tornati. Nora, però, ascoltando vari discorsi, aveva intuito cosa era successo davvero. E intuiva l'ipocrisia della sua famiglia. Non sopportava i loro sguardi pieni di compassione per la "povera bambina". Infine Karin e Anders l'avevano presa con sé: erano stati gli unici parenti, i più giovani, ad accettare di occuparsi di lei. Poi un giorno, quando lei aveva sei anni, Karin e Anders l'avevano portata sulla tomba dei genitori. Finalmente le avevano detto la verità, ma ormai era troppo tardi: le avevano tolto per sempre la capacità di piangere per loro. Poi sono arrivati i parenti a mostrarle foto e ricordi dei suoi genitori, ma in questo modo lei ha sentito che così le stavano sottraendo i suoi ricordi. Così aveva cominciato a diventare acida nei confronti dei parenti, fino a essere ripagata da loro con la stessa moneta: commenti acidi e cattiverie. Si sentiva, per Karin, proprio come una serpe "allevata in seno".

Capitolo 4
Prima di trasferirsi nella nuova casa Nora era molto cagionevole di salute, ma ora no, era sana come un pesce. Si vede che le case e le persone non si scelgono a caso, ogni persona ha una sua casa ideale, e quella casa era l'ideale per Nora. Era una casa vecchia, piena di misteriosi ripostigli nei quali la famiglia aveva trovato numerosi oggetti dei primi del Novecento. Libri, giornali, e curiosità varie. Nora, per esempio, aveva trovato una borsetta decorata di perline, una foto che ritraeva due giovani donne e una bambina e che recava una scritta ("Agnes e Hedvig, 1907", mancava il nome della bambina), collare e guinzaglio di un cane di nome Hero, un libro di fiabe russe (che aveva regalato a Karin, che colleziona libri di fiabe), un paio di scarpette da ballo, una boccetta di profumo e una piccola, deliziosa sveglia che però era guasta e non era riuscita a far riparare. Quella casa era speciale, soprattutto la stanza di Nora: sul suo balcone le piante prosperavano perfino in inverno e sotto la neve! Solo uno non amava la nuova sistemazione: il cane Ludde. Lui aveva, fin dagli inizi, cercato di ostacolare il trasloco, e una volta nella casa nuova pareva atterrito da ogni cosa. Le uniche stanze che osa frequentare sono la cucina e lo studio di Anders. Anders dice che i cani sentono cose che gli umani non percepiscono, e si vede che è quello a spaventare Ludde.

Capitolo 5
Una volta Nora era andata a Stoccolma a trovare i nonni materni e il nonno le aveva fatto notare che lei è nata di domenica e che, quindi, "può sentire l'erba crescere". A casa, insieme a Dag, Nora aveva scoperto che secondo leggende popolari le persone nate di domenica possono avere come un sesto senso. Nora si rifiuta di crederci anche se non può negare che ogni tanto le capitino cose strane. Una volta, per esempio, grazie a una persona che aveva sbagliato numero aveva evitato di passare attraverso una porta da dove poi erano cadute l'impalcatura e un secchio di vernice. E ancora, grazie a una telefonata (e pareva proprio dalla stessa persona che aveva apparentemente sbagliato) si era salvata dal crollo di un grosso ghiacciolo, dal tetto, che l'avrebbe sicuramente uccisa se non fosse stato per quella telefonata.

Capitolo 6
Dag racconta a Nora un sogno che ha fatto: a scuola un professore la interrogava e, chiamandola col suo nome completo, Eleonora Hed, le chiedeva di cercare in un posto che non conosceva qualcosa che non sapeva. Dag, che pensa che la vita sia troppo complessa per essere sempre spiegata razionalmente e crede molto ai segni misteriosi inviatici in aiuto, ritiene che Nora debba prestare attenzione a questo sogno, ma lei se ne dimentica subito. Però capitano di nuovo diverse cose strane. Prima, mentre sta per scrivere alla nonna, le viene in mente un episodio di tanti anni prima, lei era piccola ed era dai nonni materni. A un tratto era arrivata una giovane donna, in visita, che le era apparsa molto simpatica e l'aveva abbracciata, dicendo di essere amica di sua mamma. Ma i nonni l'avevano trattata freddamente e l'avevano cacciata in malo modo. Karin aveva detto che quella donna era un "peso morto", per questo la nonna la evitava. Chissà come mai le è venuto in mente proprio quell'episodio? Mentre scrive a un tratto la vecchia sveglia riprende a ticchettare ma le lancette vanno all'indietro. Nello stesso istante ripartono i passi dalla stanza rotonda e, come sempre, si fermano sulla soglia della sua stanza. Quanto duri non sa dirlo, ma appena sente svanire la presenza Nora si rende conto che la sveglia è proprio ferma, come è sempre stata. Poi per ben due volte il libro di fiabe russe, nella libreria, cade aprendosi sulla stessa pagina, che dice che "bisogna cercare in un posto che non conosce qualcosa che non sa", proprio come il sogno di Dag.

Capitolo 7
Sulle prime Nora è tentata di raccontare tutto a Dag, ma poi si blocca: lei, al contrario del fratellastro, si rifiuta di credere a certe cose e si sforza di attribuire un significato razionale a quanto sta accadendo. Però qualche giorno dopo Dag le riferisce una telefonata strana che è arrivata, per lei, quando non c'era. Era, dalla voce, una signora anziana. Non aveva voluto lasciare il suo nome ma aveva detto di riferire a Eleonora Had (anche lei aveva usato il nome per intero) di recarsi a Stoccolma, nella città vecchia, a un certo indirizzo (riferito a Dag) e chiedere di Agnes Cecilia. Nora protesta: lei non ha in programma di andare a Stoccolma, ma Dag ritiene che questa telefonata abbia a che fare col suo sogno e intuisce che Nora ha altro da raccontargli, così lei cede e gli racconta la faccenda del libro (quella dei passi no, non osa perché è l'unica per la quale non riesca a trovare una spiegazione razionale). Quando però i due vanno a controllare il libro di fiabe russe è scomparso.

Capitolo 8
Il giorno dopo Anders annuncia che per quel sabato porterà la sua scolaresca in gita a Stoccolma e chiede a Dag e Nora di accompagnarlo. Per Dag questo è un altro segno: è evidente, Nora deve accettare. Ma lei sta attraversando una fase di ribellione, si rifiuta di farsi pilotare da trame misteriose, vuole sentirsi libera di decidere, così la tira per le lunghe prima di accettare l'invito. Il libro di fiabe russe non era affatto scomparso, l'aveva preso Karin per riportarlo in camera sua, dov'è il suo posto... anzi, chissà come era arrivato nella libreria dello studio. Dag chiede a Nora di mostrargli la frase trovata, ma lei si rifiuta e gli mostra una pagina a caso, dove c'è scritto di una bambola da non mostrare a nessuno ma alla quale bisogna chiedere aiuto nei momenti di pericolo. Nulla a che fare col sogno e coi fatti misteriosi di questi giorni. Ma è davvero così?
Finalmente si va a Stoccolma. Sul treno, all'andata, Nora si isola, si assopisce e sogna la mamma moribonda in ospedale, e una graziosa inserviente del treno, di quelle che spingono i carrelli con le vivande, che, in veste di infermiera e con un dolcissimo sorriso, la conforta dicendole se non si ricorda di Carita. Quando si sveglia si accorge che qualcuno sta davvero chiamando una Carita, e una ragazzina dalla voce timida, seduta dietro di lei, chiama la mamma, l'inserviente col carrello, che le porta una cioccolata, sempre con quel dolce sorriso. Nora per un istante desidera anche lei ricevere quel sorriso e quella cioccolata, ma ormai il treno è arrivato e bisogna scendere. A Stoccolma non è facile raggiungere l'indirizzo della telefonata, alla fine però Dag e Nora ci arrivano: è un ospedale delle bambole. Di sabato è chiuso, ma per caso c'è qualcuno nel retrobottega (un altro segno misterioso?). Nora si rifiuta di entrare, così ci va solo Dag. Ne esce con un pacco per Nora. A quanto pare è stato lasciato lì da una signora anziana e Agnes Cecilia è una specie di parola d'ordine. La signora però aveva lasciato detto che Nora dovrà aprire quel pacco solo quando sarà da sola, e non dovrà mostrare a nessuno il suo contenuto.

Capitolo 9
Durante il viaggio di ritorno Nora pensa che il pacco contenga qualcosa che possa avere a che fare coi suoi genitori, qualcosa di molto intimo e privato, per questo non deve mostrarlo a nessuno. Qui capiamo che il rapporto tra Nora e Dag è ben diverso di un legame tra fratello e sorella, loro si sentono più come amici molto intimi... e forse potrebbero essere qualcosa in più che amici?
Appena a casa, Nora corre in camera sua. Visto che fa già buio accende una candela poi, con molta calma, apre il pacco, che è fatto da innumerevoli strati di carta. Dentro c'è una bambola, alta 35 centimetri circa, delle più straordinarie. Non è semplicemente una bambola, dev'essere il ritratto di una persona realmente esistita, sembra una bimba di non più di dieci anni, i capelli sono veri e gli abiti sono del primo Novecento. La bambola ha un faccino triste e disilluso. Ma quando Nora l'abbraccia la bambola sembra rilassarsi e sorridere e Nora si sente subito molto legata a lei. Emana un profumo che Nora ricorda di aver già sentito. Al collo la bambola porta un medaglione con le iniziali CB, dentro ci sono una miniatura e una sottilissima treccina di capelli. I capelli sono gli stessi della bambola, la miniatura, firmata "HB, 1923", rappresenta "Cecilia a 17 anni". Cecilia è la stessa persona ritratta nella bambola, che quindi è stata realizzata 7 anni prima, più o meno nel 1916. Quindi Cecilia è nata nel 1906 e adesso (ci troviamo nel 1981) potrebbe avere 75 anni. Ma la bambola ha un aspetto straordinariamente vivo e le ombre gettate dalla candela fanno apparire le sue espressioni mutevoli e reali, Nora sente l'istinto di proteggerla. Quando Dag arriva alla sua porta, Nora nasconde la bambola Cecilia (che rapporti avrà mai con Agnes Cecilia?) nel ripostiglio che una volta era una stufa, anche se lui ha già intuito che si tratta di una bambola. E proprio per questo le fa notare che il passaggio che lei credeva di aver scelto a caso nel libro, in realtà non era per nulla a sproposito.

Capitolo 10
Il mattino dopo Nora si sveglia straordinariamente di buon umore. La porta del ripostiglio è spalancata e la bambola Cecilia è sul cuscino accanto a lei, con un braccino disteso sotto la testa e un'espressione beata e soddisfatta. Nora la prende in braccio e danza, allegra, con lei, sentendosi un po' in imbarazzo perché in vita sua non ha mai voluto giocare con le bambole. Ma Cecilia è diversa.
Nora passa la giornata con Lena, la sua migliore amica, una tipina allegra e chiacchierona, che però non è molto apprezzata né da Dag né da Karin e Anders. Per questo le due si riuniscono sempre a casa di Lena, come oggi. A casa c'è anche Inga, la nonna di Lena, altrettanto chiacchierona della nipote. I genitori di Inga avevano lavorato come portinai proprio nel palazzo dove adesso abita Nora. All'epoca Inga era una bambina, ma si ricorda di quando sua mamma andava a fare le pulizie per gli inquilini del palazzo. Nell'appartamento di Nora ci abitava una signora con la figlia, una deliziosa bambina con la passione per la danza (le scarpette erano state le sue, quindi). Inga non ricorda il nome della bambina, era troppo piccola all'epoca, ma suggerisce a Nora di chiederlo a sua mamma, la bisnonna di Lena: ha quasi cent'anni ma è ancora vispa e con una memoria di ferro.

Capitolo 11
Nora si rende conto che negli ultimi tempi tutto, anche la semplice lettura di un giornale, le pare pieno di segni misteriosi. Sta coccolando Cecilia (lo fa spesso, perché le sembra che la bambola con le sue mutevoli espressioni -anche se Nora è convinta si tratti solo di giochi di luce- sembra saperla sempre consigliare per il meglio) quando sente di nuovo i passi misteriosi. Non li sentiva da tempo e la cosa la sorprende. Si accorge con sgomento di aver lasciato la porta aperta, e non chiusa come quando fa da quando c'è Cecilia, così, in tutta fretta, chiude la bambola nel ripostiglio e si precipita a chiudere la porta, ma è troppo tardi. Si ritrova, per la prima volta, di fronte alla presenza misteriosa. Non la vede, ma sa che c'è, lo sente con tutto il suo essere. La vecchia sveglia riprende a ticchettare, Nora non la vede ma sa che le lancette vanno al contrario. Poi, lentamente, si accorge che il ripostiglio dove è nascosta Cecilia si sta aprendo. Nora è sgomenta, il tempo sembra non passare mai. La presenza svanisce, la sveglia si ferma e Nora corre a prendere Cecilia proprio prima che cada in terra. Si convince che il ripostiglio s'è aperto perché lei, nella fretta, non l'ha chiuso bene, anche se è evidente che le ante sono state aperte dall'interno e poi dall'esterno. Ora tutto è immoto, solo le grandi ombre di uccelli agitati fuori dalla finestra si stagliano sulle pareti della stanza. Nora porta Cecilia verso la sua scrivania e la bambola sembra indicarle qualcosa. Ci sono la boccetta di profumo (lo stesso che ha addosso Cecilia. Un caso oppure...?) e la foto delle due donne, Agnes e Hedvig, con la bambina. Cecilia sembra indicare quella, ma l'immagine è sfocata e Nora non capisce chi siano quelle persone. Più tardi, dopo cena, Cecilia resta sola e decide di rigovernare la cucina quando la porta del balcone si spalanca all'improvviso e il grande vaso di porcellana in salotto cade a terra infrangendosi. Quel vaso era stato ritrovato in uno dei ripostigli della casa, è molto bello, col collo sottilissimo (si vede che non è fatto per contenere fiori) e sopra vi è dipinto un uccello meraviglioso dalla lunga coda. Nora, nel raccattare i cocci, si accorge che era pieno di striscioline di carta avvolte strettamente. Lei le mette via riproponendosi di leggerle in un secondo momento. Quando Dag torna la aiuta a riparare il vaso, cosa che riesce alla perfezione. E quando rincasano anche Anders e Karin trovano modo di ridere di quell'incidente, e per la prima volta Nora sente davvero di far parte della famiglia.

Capitolo 12
Nora si sveglia con la netta sensazione di aver qualcosa da fare ma di averla dimenticata: in questo periodo dimentica troppe cose. Poi finalmente se ne accorge: ha dimenticato di leggere la striscioline di carta trovate nel vaso e Cecilia, con le braccine spalancate, sembra incoraggiarla a farlo. Le strisce sono appallottolate così strettamente da poter essere infilate nello stretto collo del vaso, ma sarebbe stato impossibile estrarle di nuovo senza spaccarlo. Che sia un segno anche la caduta del vaso? Ogni strisciolina porta una data e poi un breve commento, e vanno per un periodo di circa sette anni, dal 1913 al 1920. Lei le sistema in ordine cronologico, per avere un'idea più ampia, e si rende conto che le banali annotazioni nascondono una storia triste. Si tratta di una bambina (o di un bambino) che annota diligentemente tutte le volte in cui viene affidata a questa, o a quella persona, quasi fosse un peso, un ingombro, un essere non amato ma considerato solo come un problema da risolvere. Una storia di solitudine e abbandono. Qualche volta la bimba misteriosa è dovuta rimanere da sola, solo un paio di volte, cosa che nella sua crudezza raggela Nora, scrive che Agnes "ha avuto pietà di lei". Perché solo questa Agnes? E chi è, forse la stessa della foto? Nora, con il suo passato da orfana, non può fare a meno di riconoscersi in quella bambina abbandonata di tanti anni fa che ha scritto quelle annotazioni non perché qualcuno le leggesse, ma solo per trovare un po' di sollievo alla sua solitudine.

Capitolo 13
Ormai è primavera inoltrata e Ludde, il cane, ha ripreso con le sue fughe. Prima le faceva perché non voleva traslocare, ma ora cosa lo spinge continuamente a scappare? La prima volta che l'ha rifatto ha anche perso collare e guinzaglio e Nora li ha sostituiti con quelli trovati nei ripostigli, appartenuti a quel cane Hero... tanto Ludde non sa leggere la medaglietta. Adesso è scappato mentre Nora era in giro, in bici, nei viali tra i boschetti poco fuori città. Lei corre a chiamare Dag e insieme i due, in bici, vanno a cercare il cane. Lo cercano anche nel giardino, piuttosto lugubre e tetro, di una casetta che pare abbandonata (ma dai gerani sul davanzale si nota che così non è), finché arriva il tramonto. I due decidono di allungare la passeggiata di ritorno lungo il fiume, sotto un ponte e qui... si baciano. Emozionati, Nora e Dag scrivono i loro nomi sull'arcata del ponte, insieme alla data, 17 aprile 1981, quando si accorgono che poco più in là c'è scritto un altro nome: Agnes Cecilia. Che vorrà dire? In silenzio, Nora e Dag rimontano sulle bici e si dirigono verso casa quando sentono che qualcuno, dietro di loro, li segue ansimando. Nora si spaventa ma Dag si ferma e la creatura ansimante gli balza addosso: è Ludde, che è tornato da loro.

Capitolo 14
Sono passati due giorni da quella sera ma Nora e Dag non hanno ancora avuto il coraggio di parlarne. Ma con una scusa, Dag va da Nora. Lui non riesce a spiegarsi la presenza di quel nome sotto il ponte: ma allora Agnes Cecilia viveva a Stoccolma o nella loro città? Oppure è stato un altro a scrivere il suo nome? Nora deve ammettere: lei sa molte più cose di lui, ma non può dirgliele perché riguardano qualcun altro e le sembrerebbe di tradire qualcuno, chi sa chi, se ne parlasse con Dag. E poi sono cose difficili da dire, come quando era piccola e ascoltava i passi dei suoi genitori, che magari si fermavano sulla soglia della sua porta giusto per controllare che lei stesse bene. Non si fermavano a giocare con lei perché non avevano tempo, ma lei sapeva che c'erano e questo bastava a farla sentire felice. Poi i suoi genitori erano morti e anche se lei era rimasta in attesa di risentire i loro passi sapeva che non li avrebbe sentiti mai più. Ma come mai le è venuto in mente di raccontare proprio quella storia? Non c'entra nulla con la faccenda di Agnes Cecilia! Proprio in quel momento Nora sente di nuovo i passi avvicinarsi. Non le era mai successo quando c'era qualcun altro! Dag non sembra accorgersi di nulla, ma i passi si fermano proprio dietro di lui e la sveglia riprende a ticchettare e a scorrere al contrario. E di questo Dag si accorge. Quando tutto cessa Dag è sorpreso, quando Nora gli dice che l'orologiaio ha riso della possibilità che la sveglia potesse funzionare, e all'indietro per di più, Dag si arrabbia. Ma non è questo che impensierisce Nora. Possibile che Dag non abbia notato i passi o la presenza? Però prende il fatto che la manifestazione sia avvenuta in presenza di Dag come un esplicito consenso a raccontargli tutto. Ma Nora preferisce farlo fuori di lì, così i due prendono Ludde e escono. Nora racconta tutto, ma proprio tutto. Dei passi, della bambola Cecilia, delle foto, delle striscioline di carta e della storia che hanno rivelato. Dag pensa che Agnes Cecilia potrebbe essere la stessa vecchina che gli ha lasciato la bambola e che l'unica è cercare di scoprire chi ha vissuto in quella casa prima di loro. Ma quando tornano a casa Ludde scappa di nuovo, verso i boschetti dai quali provengono. È una cosa che getta Anders nello sconforto e lo fa sentire in colpa: se un cane non si fida più del suo umano la colpa, è evidente, è dell'umano. Alle due la polizia li chiama: Ludde è da loro ed è parecchio su di giri. Una ragazzina l'ha portato in centrale, ma non ha lasciato detto chi è.

Capitolo 15
Dunque, secondo Dag la prima cosa da fare per risolvere il mistero è scoprire chi ha abitato in casa loro ai primi del Novecento. Stavolta però Nora vuole seguire una sua traccia personale e non può promettere a Dag di raccontargli cosa scoprirà, dal momento che si tratta di segreti altrui. Nora si sente solo come una trasmittente, non come la protagonista della vicenda.
La traccia di Nora è la bisnonna di Lena, che si chiama Hulda e vive in un ospizio. Hulda ha 96 anni, è una vecchietta minuta ma molto vivace, intelligente, capace di raccontare ma anche di ascoltare. All'ospizio l'hanno presa solo perché la sua presenza rallegra gli altri ospiti, non perché lei ne avesse bisogno. Nora trova che Hulda somigli molto a Lena, e capisce sempre più quanto le sia cara la sua amica.
Hulda racconta a Nora la sua storia: lei è praticamente nata in quella vecchia palazzina dove vive lei adesso. O meglio, nella casa che c'era prima. Poi questa era bruciata e al suo posto era stato costruito il palazzo, con una casa in giardino per il portinaio. Suo papà era il portinaio e lei in seguito aveva sposato il nuovo custode, il padre di Inga, che però era morto 4 anni dopo. Hulda poi si era risposata con un meccanico di biciclette e nel 1925 era andata via di lì, ma fino a quell'anno si ricordava di tutto quel che riguardava quella casa.

Capitolo 16
Certo che Hulga ricordava chi aveva vissuto nell'appartamento di Nora. Prima c'era stato un vecchio generale, con la moglie e tre figli, poi c'era andato un medico scapolo, che però due anni dopo aveva sposato una maestra di piano dalla quale aveva avuto due figli maschi. Come due figli maschi? Nora era convinta che i foglietti li avesse scritti una bambina. E Inga non aveva parlato di una bambina che danzava? Certo, ma lei non viveva nell'appartamento grande, di cinque stanze, ma in quello piccolo di tre. Nora non capisce, adesso c'è un solo appartamento di otto stanze... ah, sì, Hulda ricorda che poi nel 1930 era arrivato lì un avvocato che aveva fatto unire gli appartamenti. Non le era venuto in mente subito perché era capitato dopo che lei era andata via, e questo lo sapeva solo per sentito dire. Comunque questo avvocato era così ansioso di ristrutturare la casa da non vuotare neppure i ripostigli. Del resto, secondo Hulda in quei ripostigli di solito si mettono solo cose che non interessano più, che vengono ritenute vecchie e inutili, salvo essere riscoperte anni dopo come preziosi oggetti di antiquariato. Nora però è convinta che alcuni oggetti siano stati riposti con uno scopo preciso, quello di lasciare un messaggio per qualcuno. Nora sente che si tratta di lei, il messaggio è destinato a lei. A questo punto però è necessario che Nora spieghi a Hulda cosa le interessa sapere, perché sta facendo quella ricerca. Così Nora le racconta tutto a proposito dei passi misteriosi, della sveglia che si rianima all'improvviso, dei foglietti nascosti nel vaso... sì, evidentemente, secondo Hulda, qualcuno sta cercando di inviarle un messaggio. Agnes e Hedvig, le donne della foto, erano due sorelle che avevano vissuto lì, e Cecilia era la bambina di Agnes. Cecilia di Agnes, così la chiamavano, per mettere in chiaro che non fosse figlia di Hedvig, che era signorina. Dunque Agnes Cecilia non è un nome composto, come Nora e Dag avevano pensato, ma si tratta di due nomi distinti.

Capitolo 17
Le sorelle Agnes e Hedvig, prosegue Hulda, erano andate a vivere nell'appartamento piccolo nel 1905. Hedvig studiava arte e disegno mentre Agnes era apprendista cuoca in un albergo. Agnes però era rimasta incinta. Lei aveva detto che il padre era un cliente dell'albergo impossibile da rintracciare, ma Hulda sapeva che in realtà si trattava del medico. Solo che questo non avrebbe mai sposato Agnes, perché lei non era di buona famiglia. La bambina, Cecilia, era per Agnes come una punizione, qualcosa di cui vergognarsi, mentre Hedvig amava molto la nipote e quando il lavoro la teneva impegnata, Cecilia veniva affidata a Hulda (nei foglietti, infatti, c'è il nome Hulda). Hedvig era una bravissima artista e aveva anche un sesto senso, premonizioni che sempre si avveravano, ma non se ne vantava mai. Lei aveva spesso ritratto Cecilia, l'aveva anche usata come modella per una splendida bambola, molto viva e somigliante... Nora lo sa, è la sua bambola! Racconta allora come ne è venuta in possesso. Hulda sostiene che sia stata proprio Hedvig a fargliela avere, dal momento che è ancora viva (Hulda lo sa perché le due sono ancora in contatto e spesso si scrivono), ma perché l'abbia fatto (il modo misterioso rientra nel suo stile) Hulda non sa dirlo. Non certo solo perché Nora viveva nel suo ex appartamento. Dopo il parto Agnes era andata a lavorare in orfanotrofio e spesso portava Cecilia con sé, anche se la bambina era molto timida e si trovava a disagio con i coetanei. Solo dopo Hulda aveva scoperto perché Agnes insisteva: aveva conosciuto un commerciante che voleva sposarla e lei intendeva lasciare Cecilia in orfanotrofio. L'aveva fatto nel 1910, approfittando del fatto che Hedvig era in viaggio di studio e che Hulda era in lutto per la morte del padre. Ma Hulda aveva scritto tutto a Hedvig e questa era tornata subito in città per riprendersi Cecilia. Agnes intanto si era sposata e si era fatta rivedere dalla sorella e dalla figlia solo altre due volte, ecco cosa voleva dire Cecilia (perché ormai è evidente che i biglietti li ha scritti lei) quando aveva scritto "Agnes ha avuto pietà di me". Si riferiva a sua madre, e questo era ancora più triste. Il marito di Agnes era diventato ricco e i due avevano avuto un'altra bambina, che Agnes coccolava e vezzeggiava come una principessa, quasi a volersi riscattare, ma Hulda non poteva fare a meno di notare la differenza tra quello che la piccola Vera (questo il nome della nuova bambina) aveva ricevuto dalla madre rispetto al nulla ricevuto da Cecilia. Quando Nora viene a sapere nome e data di nascita della seconda bambina, però, resta davvero sconvolta. Sì, perché quella Vera, figlia di Agnes, non è altri che la sua nonna materna!

Capitolo 18
Sulla via del ritorno, Nora è incerta su quanto potrà raccontare a Dag. Di certo lui sarà curioso, ma lei non intende riferire tutto, soprattutto non la faccenda riguardante sua nonna prima di averne parlato con la nonna stessa. Ma quando Nora torna a casa Dag non c'è, e nei giorni seguenti è spesso via, non dice dove va, torna a casa a notte tarda e Nora non riesce mai a incontrarlo. Ma come, proprio ora che lei ha scoperto ante cose lui non vuole più saperle? Ora è lei a essere impaziente. Certo, può darsi che Dag sia solo molto preso dalle prove del saggio (lui studia danza) ma Nora non può fare a meno di sentirsi delusa e abbandonata. Un giorno, mentre è a passeggio con Lena e Nora, Ludde scappa di nuovo e stavolta sta via per tre giorni interi. Una sera, mentre Nora è in casa, sente bussare alla porta e quando va ad aprire trova Ludde, qualcuno l'ha riportato ma sta già scappando via, giù dalle scale. Quando Nora lo richiama sente solo una voce di ragazza che dice di aver riportato a casa Hero (perché è quello il nome scritto sul collare), prima di infilare il portone e scomparire nella notte.

Capitolo 19
Nora è arrabbiata con Dag e quando lo incontra in libreria non gli presta attenzione, anche se lui la chiama. Tornata a casa, però, capita un altro fenomeno strano. Dalla stanza rotonda arriva la musica di un pianoforte, anche se lì non ci sono pianoforti. Qualcuno suona la danza delle ore. Quando fa per entrare in camera sua Nora si accorge che questa è completamente diversa. La finestra è in un altro punto, l'arredamento è diverso, antiquato. Dentro la stanza c'è una ragazza in tutù che danza. È Cecilia, la riconosce subito, è lei alla stessa età del ritratto nel medaglione. Cecilia smette di danzare e si ferma in ascolto. Nora vorrebbe correre ad abbracciarla ma non riesce a varcare la soglia della stanza. Perché quello non è il suo tempo. Si rende conto che in questo momento è lei a essere una creatura invisibile e misteriosa. Quando tutto finisce e la stanza di Nora torna a essere tale, lei corre ad abbracciare la bambola Cecilia. Si sente tristissima, abbandonata e tollerata, accettata da Anders e Karin per pura pietà, come doveva essersi sentita Cecilia. Ma almeno Nora una mamma e un papà che la amavano li ha avuti, finché sono vissuti, Cecilia neppure questo. Povera piccina! Nora non può fare a meno di piangere e così facendo bagna il volto della bambola, che sembra star piangendo anche lei. Ed ecco di nuovo quei passi misteriosi, che si fermano davanti alla soglia della porta. Adesso Nora lo sa: è Cecilia, che la guarda dal suo tempo. Le due non soltanto sono parenti, ma hanno anche tanto in comune. Ecco perché è tanto naturale che ogni tanto ognuna di loro possa sbirciare nel tempo dell'altra.

Capitolo 20
Nora viene a sapere da Lena che Dag si vede con una ragazza (lei li ha visti insieme) e si sente ferita e delusa. Teme di perdere Dag e, dopo di lui, anche Anders e Karin. Dopotutto lei è un peso che gli è capitato tra capo e collo, mentre la ragazza di Dag sarebbe una libera scelta e ben presto avrebbe sostituito Nora nel cuore della sua famiglia adottiva. Nora è talmente depressa da decidere di scappare, forse potrebbe andare dai nonni portandosi dietro solo Cecilia. Ma non ora, ora è malata. Febbre e raffreddore si protraggono per alcuni giorni, Anders e Karin si prendono cura di lei, ma lei è convinta che lo facciano solo per dovere e che in realtà non vedano l'ora di sbarazzarsi di quel peso che s'immagina di essere per loro. Ma un mattino in cui si sente meglio Karin si reca in camera di Nora con un sacchetto di caramelle, da parte di Dag. La donna è venuta a sapere da una collega che Dag frequenta una ragazza e spera che Nora ne sappia qualcosa di più: lei è tanto preoccupata. Perché Dag non ne ha fatto parola in casa? E Nora che era convinta di essere l'unica a cui Dag non aveva parlato! Nora però crede che Dag sia un ragazzo giudizioso e forse non ha parlato a nessuno, in famiglia, di questa ragazza solo perché prima di farlo desidera farsi un'opinione sua. Karin appare rassicurata e anche Nora lo è. Si rende conto che tutti quei brutti pensieri suo suo essere un peso a mala pena accettato sono solo sue fantasie, molto lontane dalla verità.

Capitolo 21
Di nuovo Nora porta a spasso Ludde, e di nuovo lui scappa, correndo verso la casetta bianca dal giardino tetro. Nora lo segue, ma non è ancora perfettamente guarita e si sente debole e stanca. Si appoggia al vecchio cancelletto di legno scrostato di quel giardino. Sente qualcuno che chiama il cane: "Hero! Hero, vieni qua!" ma il cancelletto non è più di legno, è in delicato ferro battuto. E il giardino non è più tetro, ma delizioso, inondato di fiori e profumi. È una sera d'estate, adesso, e Cecilia, quella vera di diciassette anni circa, le appare davanti. Indossa un elegante abito scuro e ha un ombrellino parasole giallo. Ha un'aria trasognata e felice, sembra una principessa stregata. In terra Nora vede un braccialetto dal quale pende una piccola perla allungata di cristallo di rocca. Lo raccoglie, perché vorrebbe renderlo a Cecilia, ha visto che l'ha perso lei, ma non può, non riesce neppure a varcare il cancello della villetta. Poi la visione scompare e Ludde è lì, davanti a lei. È di nuovo un freddo giorno primaverile e il giardino è di nuovo tetro e deprimente. Mentre torna a casa Nora si accorge di aver messo in tasca il braccialetto di Cecilia.


Capitolo 22
Nora torna da Hulda per sentire il seguito della storia di Cecilia. La bambina fin da piccola aveva mostrato una grande passione per il movimento e un grande talento per la danza. Hedvig l'aveva mandata alla scuola di danza della cittadina, ma era evidente che avrebbe avuto bisogno di una scuola migliore, se avesse voluto fare carriera sarebbe stato meglio per lei trasferirsi a Stoccolma, alla scuola di danza dell'Opera. Ma Cecilia era molto timida e temeva la competizione con le altre ballerine, così continuava a rimandare il trasferimento, e Hedvig e Hulda non facevano nulla per convincerla a partire: forse, pensavano, era meglio così. Poi in città era arrivato un famoso ballerino, di quarant'anni, che aveva aperto una scuola di danza proprio poco fuori città, in una deliziosa villetta bianca con uno splendido giardino fiorito. Cecilia l'aveva frequentata diventando sempre più brava. Aveva cominciato anche a danzare in spettacoli, sempre in città, e ogni volta era un gran successo. Inoltre a scuola dava una mano a istruire le allieve più piccole. Sembrava che finalmente avesse trovato la sua strada e si sentisse felice e appagata. Ma la tragedia era dietro l'angolo. Nel 1923 Hedvig era partita per un lungo viaggio, Cecilia era ormai grande e non aveva più bisogno di essere seguita costantemente, ma a un tratto Hulda si era accorta che la ragazza mangiava sempre meno e che sembrava sempre più sciupata e malata. Verso la fine era emerso cosa c'era: era incinta, del maestro di danza, che intanto era partito per una vacanza di qualche mese. Ma Cecilia non voleva che la gravidanza sciupasse il suo fisico da ballerina, così mangiava sempre meno. Poi, quando era prossima al parto, era andata a Stoccolma per chiedere aiuto ad Agnes, sua madre, ma questa le aveva dato dei soldi e l'aveva mandata via. Tornata a casa, Hulda aveva seguito il travaglio e il parto di Cecilia. La poverina era troppo debilitata, così non era sopravvissuta. Il bambino era un maschio e venne chiamato Martin. Nessuno poteva prendersi cura di lui, così venne dato in adozione. Non fece una bella fine, diventò un alcolizzato e morì, molti anni dopo, in totale miseria. Aveva avuto un figlio, però, ma Hulda di questo non sa molto. Quando il ballerino aveva saputo della morte di Cecilia era tornato a casa e si era disperato, giurava che avrebbe voluto sposarla, distrusse il bel giardino della villetta piantandovi alberi tetri (la stessa villetta dove scappava Ludde), ma per Hulda era solo scena. Lui era un tipo che amava lo spettacolo, ma non rimaneva mai entusiasta di qualcosa troppo a lungo. Aveva fatto lo stesso col cane Hero, che prima aveva adottato e coccolato e poi aveva abbandonato a Cecilia (il cane poi aveva seguito Martin nella nuova famiglia rimanendo il suo migliore amico fino alla fine). Infine se n'era andato e aveva creato un balletto, che ebbe un discreto successo, sulla tragica storia di Cecilia. Hulda nota il braccialetto di Nora, lei le spiega come l'ha trovato. Sì, era un regalo del ballerino a Cecilia, lei poi l'aveva perso e se ne era disperata, ma a Hulda quel pendente pareva di cattivo augurio: troppo simile a una lacrima, sembrava un presagio della triste sorte toccata a Cecilia.

Capitolo 23
Nora si reca al cimitero per portare fiori sulla tomba di Cecilia, ma scopre che c'è già stato qualcuno per lo stesso motivo. Chi mai la ricorda ancora? A casa, Nora è, come sempre, intenta a consigliarsi con la bambola Cecilia, quando nota che l'anta dell'armadio non vuole saperne di chiudersi. Il motivo è presto detto: una scatola che sporge. La scatola è piena di vecchi ritagli di stoffa appartenuti a Cecilia e in fondo c'è una lettera. Nora non vorrebbe leggerla per rispettare la privacy di chi l'ha scritta, ma si accorge che la bambola invece vuole che lei la legga. Nella busta c'è un ritratto a matita, firmato da Hedvig, del ballerino e una lettera, non firmata e non datata (ma si capisce che l'ha scritta Cecilia poco prima del parto fatale). Nella lettera, mai spedita o consegnata, Cecilia scrive al suo ballerino... per lasciarlo. Dice che ormai ha capito che la sua infelicità non dipende da lui ma dal fatto che Agnes, sua madre, non ha mai voluto darle quell'amore di cui lei aveva bisogno. Ma lei ora vuole cambiare, per lei ora il bambino (quel bambino che lui non desiderava) sarebbe stato il fulcro della sua vita, lei lo avrebbe amato e insieme sarebbero stati una piccola ma felice famiglia. Purtroppo Nora sa che le cose sono andate diversamente, ma adesso ha capito che la disperazione di Cecilia non dipendeva dal ballerino, come aveva pensato Hulda, ma dalla mamma.

Capitolo 24
Nora decide quindi di andare a Stoccolma per parlare con la nonna. La conversazione è difficile, la nonna ha un'idea molto parziale della vicenda e non le piace l'idea di rivangare vecchi e vergognosi ricordi. Per lei Agnes è stata una mamma perfetta, un angelo, e non sopporta che la nipote ne parli come di una creatura insensibile ed egoista. Lei di Cecilia sa poco, ma non ne ha una buona idea, era una tipa strana, secondo lei. E anche il figlio, Martin, solo un poco di buono. Lui aveva conosciuto una ragazza di origine italiana, orfana e molto più giovane di lui, di nome Carita Eng, e l'aveva messa incinta pur senza averla sposata. Questa Carita non riscuote le simpatie della nonna, che la giudica un tipo appiccicoso e invadente, anche se la mamma di Nora le si era legata, nel breve periodo in cui la nonna l'aveva ospitata. Ma si sa, la mamma di Nora era tanto ingenua, e questa Carita tanto furba... non fa che perseguitare la nonna perché vuole che la figlia avuta da Martin abbia una famiglia, ma allora perché non si cerca quella italiana? Non serve a nulla che Nora faccia notare alla nonna che i suoi parenti italiani sono morti, per lei Carita non è una di famiglia punto e basta, così come non lo erano Martin e neppure Cecilia. Insomma, la nonna sembra legata solo alle apparenze, alla superficie delle cose, e Nora è molto dura con lei. Si lamenta che Carita sia una che gira sempre, senza punti fissi, ma come potrebbe fare altrimenti visto che tutti la rifiutano? E questo, Nora lo dice, lei lo capisce bene, perché anche lei si è sentita rifiutata da tutti quando i genitori sono morti. E adesso Nora capisce anche che Carita era la stessa giovane donna incontrata in casa dei nonni quando era piccola, quella che le aveva detto di essere un'amica della mamma. Infuriata e delusa, Nora, in lacrime, scappa dalla casa dei nonni.

Capitolo 25
Nora è in lacrime, in stazione, in attesa di capire quando parta il suo treno, quando viene raggiunta dal nonno. Lui era uscito per permettere alle due di parlare da sole, quando era tornato aveva trovato la nonna sconvolta che le aveva spiegato cos'era accaduto. Il nonno è molto dolce e gentile, spiega che la nonna ha sempre sofferto dell'ansia di non essere abbastanza "per bene", ansia che aveva ereditato dalla madre Agnes. Per questo aveva sempre trattato Carita con sufficienza: la guardava dall'alto in basso, anche se la donna era sempre stata gentile con loro. Ogni tanto la nonna aveva avuto momenti di gentilezza, forse dettati dai sensi di colpa, ma allora era stato anche peggio perché diventava esagerata e falsa. Dopotutto Carita non voleva nulla, solo sentire di avere dei familiari per sé e per la figlia, che era stata chiamata come la nonna e la bisnonna, ovvero... Agnes Cecilia.

Capitolo 26
Nora sale sul treno che la riporterà a casa e mentre sta per assopirsi si ricorda di quando è andata a Stoccolma per ritirare la bambola Cecilia. Ma certo, l'inserviente dei rinfreschi si chiamava Carita. O forse l'aveva solo sognato? Non può esserne certa. Quando il treno arriva in stazione Nora scorge, dal finestrino, Dag fermo in attesa al binario. Che carino, pensa, è andato a prenderla! Quando scende dal treno però non lo vede più. Lo scorge solo dopo, nel piazzale dei pullman, che sta salutando qualcuno in partenza. Allora lui non era lì per lei, ma per qualcun altro: la sua ragazza, quella di cui non ha ancora parlato a nessuno. Nora prova una fitta di gelosia.

Capitolo 27
Il giorno dopo Dag si reca, di buon umore, in camera di Nora, ma lei è arrabbiata per tutti i segreti che lui non le ha raccontato. Alla fine Dag si decide a parlarle di questa misteriosa ragazza, anche se per lui è molto difficile. Da un lato questa ragazza gli piace, dall'altro... Nora gli piace di più, ma non è questo il punto. Lui ha conosciuto questa ragazza, Tetti, il giorno dopo la grande fuga di Ludde. Era sera tardi e il cane gli aveva fatto chiaramente capire di voler uscire. Lui l'aveva messo al guinzaglio e portato fuori, e già sapeva dove voleva andare: alla villetta bianca, Beateborg. Si era fermato lì, come ipnotizzato, ma poi aveva proseguito fino al lago, dove c'è una grande casa comune dove vivono diverse persone. E qui avevano incontrato Tetti, che era fuori col suo cane, una femmina pastore tedesco, molto simile a Ludde. I due cani si erano innamorati e scappavano sempre di casa per incontrarsi. Anche se secondo Dag le fughe di Ludde erano cominciate per via di Beateborg e del collare di Hero, che ancora indossava (e infatti Tetti pensava che Ludde si chiamasse Hero). Tetti era la stessa ragazza "indescrivibile" che Dag aveva visto tempo prima ai grandi magazzini. Studia arte e disegno e va a Stoccolma quasi tutti i giorni per seguire i corsi. Ecco perché Dag era andato a prenderla in stazione. È una strana ragazza, timidissima (era stata lei a riportare Ludde a casa, ma non aveva avuto il coraggio di farsi vedere da Nora), molto dolce, ma Dag sente che gli nasconde qualcosa, come se lo frequentasse solo per arrivare a qualcun altro. Ma a chi? Forse Dag lo sa, ma non si sente di dirlo. A questo punto tocca a Nora aggiornare Dag sulle sue ultime scoperte, tante. Dag pensa che Nora sia vicina alla soluzione di tutto, ma non le dice nulla: deve scoprirlo da sola.

Capitolo 28
Nora è piuttosto nervosa, le pare che il tempo si sia fermato e che non si arrivi da nessuna parte, ed è arrabbiata con Dag perché lui non vuole dirle nulla. In più anche la bambola Cecilia sembra essersi chiusa in sé stessa, è così da quando hanno letto la lettera di Cecilia al suo ballerino, e Nora ne è molto addolorata, come se avesse perso una persona cara. L'unica novità è che Nora ha fatto pace con la nonna: capisce che è inutile cercare di scuoterla, la nonna ha un'opinione idealizzata di mamma Agnes ed è pronta a dar contro chiunque voglia intaccare quell'immagine perfetta, tanto vale prenderla com'è. Un giorno deve sbrigare una commissione per Anders: chiamare all'ambulatorio medico per sollecitare una ricetta per uno sciroppo di cui Anders ha bisogno. Mentre lo fa sente che, all'altro capo, stanno ricevendo un'altra persona: Agnes Cecilia Eng. Nora non perde tempo, si precipita in ambulatorio. Prima, però, saluta la bambola Cecilia, che sembra essere tornata vivace e presente come un tempo. E finalmente, in ambulatorio, incontra la ragazza, che ha più o meno la sua età. Agnes Cecilia o, come si fa chiamare più spesso, Tetti, ha lo stesso dolce sorriso della mamma di Nora.

Capitolo 29
Agnes Cecilia, la nipote di Cecilia, è davvero timidissima come aveva detto Dag, ma quando ha capito che Nora aveva fatto quella corsa in ambulatorio solo per incontrarla ha abbandonato ogni timidezza e si è lasciata andare. Ora le due hanno fatto amicizia, e sono in camera di Nora. Tetti (che è la sua storpiatura, da bambina, di Cecilia) desiderava da tempo conoscere Nora e Dag, e non solo perché sono i suoi parenti. Ma non osava farlo. Nora, in compenso, le ha raccontato tutta la vicenda che ha scoperto a proposito delle loro origini, della storia di Cecilia e della famiglia. Nora va in cucina a preparare un tè e quando torna vede che Tetti sta scuotendo la piccola sveglia chiedendosi perché non funzioni. Tetti le racconta che mentre lei era via aveva sentito dei passi avvicinarsi alla porta. Lei all'inizio pensava che fosse Nora che le faceva uno scherzo, ma poi si era resa conto della presenza di un essere invisibile. Questo le si era fermato accanto e poi aveva danzato con lei. Sì, proprio così. Eppure Tetti non aveva mai danzato prima. La sveglia aveva cominciato a camminare andando all'indietro. E quando la creatura era andata via l'aveva fatto in modo straziante, era stato come dire addio a una persona molto cara. Poi Tetti aveva preso in mano la sveglia e questa si era fermata. Ed era stato questo a spaventarla. Tetti teme che Nora non le creda, ma Nora non solo le crede, le racconta anche tutti i fatti misteriosi avvenuti negli ultimi tempi. Vorrebbe anche mostrarle la bambola Cecilia, ma all'ultimo, mentre sta per aprire il ripostiglio, non osa. Prova come una strana fitta che le impedisce di farlo. Quando resta da sola, però, va ad aprire il ripostiglio e ciò che temeva si svela come realtà: la bambola Cecilia non c'è più. Resta solo il medaglione che aveva al collo, e quello è per Tetti, perché abbia un ricordo della nonna. Nora è triste per la perdita della bambola, ma è anche contenta, contenta come non mai. Ora lei ha Agnes Cecilia, e le due vivono nello stesso tempo. Cosa potrebbe esserci di meglio?

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