mercoledì, marzo 26, 2008

Cenerentola, o la scarpetta di vetro

Ho visto che la maggior parte della gente che capita sul mio blog, lo fa in cerca di Cenerentola. Eccovi quindi l'intera fiaba di Charles Perrault, liberamente tradotta dall'inglese. Lo so, la versione originale di Perrault è in francese, ma purtroppo io il francese non lo parlo...

Cenerentola, o la scarpetta di vetro
da "I racconti di Mamma Oca", 1696
di Charles Perrault


C'era una volta un gentiluomo che sposò, in seconde nozze, la donna più orgogliosa e arrogante che si sia mai vista. Questa aveva già due figlie che le somigliavano in tutto e per tutto. Anche il gentiluomo aveva già una figlia, e questa era dotata di rarà bontà e di un dolcissimo carattere che aveva preso dalla mamma, la creatura migliore del mondo.

Il matrimonio si era appena celebrato quando la matrigna cominciò a tirar fuori il suo brutto carattere. Lei non poteva soffrire la bontà della ragazza più giovane perché faceva sembrare ancora più odiose le sue figlie. Così la matrigna le affidò i lavori più umili da fare in casa: doveva pulire piatti, tavola e così via, lustrare i pavimenti e rifare le camere da letto. La poverina doveva dormire in soffitta su un miserabile letto di paglia, mentre le sorelle avevano belle stanze con pavimenti intarsiati, letti all'ultima moda e avevano specchi tanto grandi da potercisi ammirare a figura intera. La povera ragazza sopportava tutto pazientemente e non osava mai lamentarsi con suo padre, perché lui l'avrebbe solo sgridata dal momento che la matrigna lo dominava completamente.

Quando finiva di lavorare era solita andarsene in un angolo del camino e sedersi tra la cenere, per questo la chiamavano Serva di Cenere. La sorellastra più giovane, che non era così sgarbata e maleducata come la maggiore, la chiamava Cenerentola. A ogni modo Cenerentola, malgrado i suoi miseri abiti, era cento volte più bella delle sorellastre, nonostante loro fossero riccamente abbigliate.

Accadde che il figlio del re diede un ballo e invitò tutte le persone alla moda. Anche le nostre giovani fanciulle vennero invitate, perché loro ben figuravano tra la gente dei dintorni. Furono veramente deliziate per l'invito e s'impegnarono molto nello scegliere le gonne, i soprabiti, i cappellini che più donavano loro. Il lavoro di Cenerentola divenne ancor più duro perché doveva stiragli la biancheria e pieghettargli i colletti. E per tutta la giornata le due non parlavano d'altro che dei vestiti che avrebbero indossato.

"Io", disse la più grande, "indosserò il mio vestito di velluto rosso con le guarnizioni francesi!"

"E io", disse la più giovane, "indosserò la mia solita gonna, ma con la mantellina di fiori dorati e la pettorina coi diamanti, che certo non è la cosa più comune del mondo!"
Chiamarono la miglior parrucchiera che conoscessero e si fecero acconciare i capelli in uno stile davvero alla moda, e comprarono nei finti per le loro guance. Cenerentola veniva sempre consultata per tutte queste faccende, perché lei aveva buon gusto. Lei le consigliò sempre per il meglio e si offrì perfino di pettinarle, cosa che le sorellastre accettarono volentieri.

E mentre faceva questo loro le dicevano:
"Cenerentola, non ti piacerebbe venire anche tu al ballo?"
"Signorine", rispondeva lei, "voi mi prendete in giro. Andarci non è per quelle come me!"
"Hai ragione", replicavano quelle, "la gente riderebbe a vedere una Serva di Cenere al ballo!"
Chiunque altro, tranne Cenerentola, a questo punto gli avrebbe acconciato male i capelli, ma lei era troppo buona e le pettinò benissimo. Per quasi due giorni le due non mangiarono, tanto erano piene di allegria. Ruppero una dozzina di merletti a furia di allacciarseli stretti stretti per sembrare magre e snelle, e stavano continuamente a guardarsi allo specchio.

Infine il giorno felice arrivò. Loro andarono a Corte e Cenerentola le osservò allontanarsi, e quando non le vide più scoppiò a piangere.
La sua madrina la vide in lacrime e le chiese quale fosse il problema.
"Vorrei poter... poter...", ma singhiozzava tanto che non riuscì a terminare la frase.
La madrina, che era una fata, le disse: "Vorresti poter andare al ballo anche tu, non è vero?"
"Ahimè, sì!", disse Cenerentola sospirando.
"Be'", disse la madrina, "fa' la brava ragazza e io vedrò come fartici andare!", poi la portò in camera sua e le disse: "Corri in giardino e portami una zucca!"
Cenerentola ci andò, raccolse la migliore che fu in grado di trovare e la portò alla madrina, ma non era in grado di figurarsi come quella zucca potesse aiutarla ad andare al ballo. La madrina svuotò la zucca di tutta la polpa finché non rimase che la buccia, quindi la colpì con la bacchetta magica e quella si trasformò all'istante in una carrozza finemente decorata.
Poi andò a guardare nella trappola per topi, dove trovò sei topi, tutti vivi. Ordinò a Cenerentola di aprire la porticina della trappola e diede a ciascun topo, man mano che usciva, un colpetto con la bacchetta magica, e in quel momento ogni topo si trasformava in un bellissimo cavallo, così alla fine c'era un tiro di sei splendidi cavalli tutti di un bel grigio topo.
Visto che mancava il cocchiere Cenerentola disse: "Vado a controllare se per caso c'è un ratto nella trappola dei ratti. Quello potrebbe fare il cocchiere!"
"Hai ragione", replicò la madrina, "va' a vedere!"
Cenerentola le portò la trappola per ratti e dentro c'erano tre enormi ratti. La fata scelse quello più peloso e, toccandolo con la bacchetta, lo trasformò in un cocchiere grassottello coi baffi più belli mai visti.
Dopo questo le disse: "Va' in giardino, troverai sei graziose lucertole vicino all'innaffiatoio. Portamele!"
Appena Cenerentola le portò la madrina le trasformò in sei lacché, che subito scivolarono dietro la carrozza nelle loro livree tutte ricamate d'oro e d'argento, ed erano bravi come se non avessero fatto mai altro in vita loro.
La fata disse quindi a Cenerentola: "Bene, eccoti la carrozza per andare al ballo. Non ne sei contenta?"
"Oh, sì!", esclamò lei, "Ma devo andarci con questi stracci?"
La madrina non fece altro che toccarla con la bacchetta e immediatamente i suoi stracci divennero un vestito d'oro e d'argento, tutto tempestato di gioielli. Fatto ciò, le diede un paio di scarpette di vetro, le più carine del mondo. Così abbigliata Cenerentola salì in carrozza, la madrina le raccomandò, più di ogni altra cosa, di non rincasare dopo mezzanotte, le disse pure che se avesse tardato anche di un solo minuto la carrozza sarebbe tornata a essere una zucca, i cavalli topi, il cocchiere un ratto, i lacché lucertole, e i suoi vestiti sarebbero tornati proprio com'erano prima.
Cenerentola promise alla madrina che certamente avrebbe lasciato il ballo prima di mezzanotte. E poi partì, piena di felicità.
Il figlio del re aveva saputo che era arrivata una grande principessa che nessuno conosceva e corse a riceverla. Le porse la mano mentre l'aiutava a scendere dalla carrozza e la condusse nella sala da ballo, dov'era riunita tutta la corte. Cadde subito un profondo silenzio, tutti smisero di ballare, i violini cessarono di suonare tanto tutti erano attratti dalla singolare bellezza di quella nuova e sconosciuta ospite. Non si udiva altro che un confuso mormorio, da parte degli invitati: "Ah! Che bella! Che bella!"
Lo stesso re, pur essendo vecchio, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e disse alla regina che da molto tempo non vedeva una creatura tanto bella e amabile.
Tutte le dame studiarono attentamente i suoi vestiti e la sua acconciatura, in modo da copiarle il giorno dopo, sempre a patto di trovare materiali tanto preziosi e mani tanto abili per poterlo fare.
Il figlio del re la condusse al posto d'onore, e poi la portò con sé a danzare fuori. Danzava così bene che tutti la ammiravano sempre più. Venne servita una cena deliziosa, ma il giovane Principe ne assaggiò giusto un boccone, tanto era preso da lei.
Lei andò a sedersi accanto alle sorelle, mostrandosi estremamente gentile e passando loro, tra le altre cose, parte delle arance e dei limoni che il Principe aveva dato a lei. Questo sorprese molto le sorellastre perché non si erano presentate.
Cenerentola sentì l'orologio suonare un quarto alla mezzanotte. Si alzò immediatamente, salutò la compagnia e corse via.
Appena tornò a casa andò dalla madrina, la ringraziò e le disse che le sarebbe piaciuto molto andare al ballo anche il giorno dopo, poiché il figlio del re l'aveva invitata. Mentre spiegava tutto ciò con fervore alla madrina, le sorellastre tornarono e bussarono alla porta. Cenerentola andò ad aprire.
"Quanto ci avete messo", disse sbadigliano, strofinandosi gli occhi e stiracchiandosi come se fosse stata appena svegliata. Anche se da quando erano partite lei non aveva avuto certo voglia di dormire.
"Se solo tu fossi venuta al ballo", disse una delle sorelle, "non te ne saresti certo stancata. E' arrivata la principessa più elegante, più bella mai vista da occhi mortali. E' stata così gentile con noi, ci ha dato arance e limoni!"
Cenerentola non sembrò entusiasta di questo. Anzi, domandò il nome della principessa, ma loro le dissero che non lo sapevano e che il figlio del re era molto interessato a ciò, avrebbe dato il mondo per sapere chi fosse. A questo Cenerentola sorrise e rispose: "Perché, era così bella? Che fortunate siete. Non potrei venire anch'io a vederla? Ah, signorina Carlotta, prestatemi la vostra veste gialla, quella che indossate tutti i giorni."
"No davvero!", strillò la signorina Carlotta, "Prestare i miei vestiti a una sudicia Serva della Cenere come te! Sarei davvero pazza se lo facessi!"

Cenerentola in realtà si aspettava questa risposta e fu ben lieta di ricevere un rifiuto, perché sarebbe stato un bel guaio per lei se le sorellastre le avessero davvero prestato quel che lei fingeva di volere.
Il giorno dopo le sorellastre tornarono al ballo, e così fece Cenerentola, ma con un vestito ancor più sfarzoso di prima. Il figlio del re le stava sempre accanto e non smetteva mai di chiacchierare con lei. Questo non la scocciava affatto. Anzi, arrivò a dimenticarsi degli ordini della madrina, così che udì l'orologio battere i dodici rintocchi quando ancora credeva che fossero le undici. Allora si alzò e corse via, rapida come un cervo. Il Principe la seguì ma non riuscì a raggiungerla. Lei lasciò dietro di sé una scarpetta di vetro, che il Principe raccolse delicatamente. Tornò a casa, ma senza fiato, a piedi e nei suoi vecchi abiti dal momento che di tutte quelle cose belle le era rimasta solo una scarpetta di vetro, compagna di quell'altra che le era caduta. Alle guardie di palazzo fu chiesto se avessero visto uscire una principessa, ma loro risposero di non aver visto nessuno a parte una ragazza umilmente vestita che aveva più l'aria di una contadinella che di una principessa.

Quando le sorelle tornarono dal ballo, Cenerentola chiese loro se si fossero divertite e se la bella dama era arrivata. Loro risposero di sì, ma anche che era scappata via a mezzanotte in punto, e così in fretta che aveva perduto una delle sue scarpette di vetro, tra le più graziose del mondo, che il figlio del re aveva raccolto. Dissero pure che lui non aveva fatto altro che cercarla e che di certo doveva essere molto innamorato della bella proprietaria della scarpina di vetro.
Questo era vero, perché pochi giorni dopo il figlio del re fece proclamare, con squilli di tromba, che lui avrebbe sposato colei al cui piede la scarpetta calzasse perfettamente. Allora cominciarono a provarla a tutte le principesse, poi alle duchesse, poi a tutte le dame di corte, ma invano. Fu portata alle sorellastre, che fecero del loro meglio per infilare la scarpetta, ma non ci riuscirono. Cenerentola le vide e, riconoscendo la sua scarpetta, disse ridendo: "Vediamo sa va a me!"
Le sorelle scoppiarono a ridere e cominciarono a prenderla in giro. Il gentiluomo che era stato mandato a provare la scarpetta osservò con sguardo serio Cenerentola e, trovandola molto bella, disse che era giusto far provare anche lei, e anche che lui aveva l'ordine di far provare la scarpetta a tutte le ragazze.



Fece sedere Cenerentola e, provandole la scarpetta, trovò che questa calzava alla perfezione, come fosse fatta di cera. Grande fu lo stupore delle sorellastre, e fu ancora più grande quando videro che Cenerentola estrasse dalla tasca l'altra scarpina e la indossò all'altro piede. A questo punto arrivò la fata madrina che, toccando gli abiti di Cenerentola con la sua bacchetta magica, li trasformò in un vestito ancora più bello di quelli indossati al ballo.
E ora le sorellastre riconobbero in lei la bellissima dama che avevano visto al ballo. Immediatamente le si buttarono ai piedi e le chiesero perdono per averla trattata male. Cenerentola le fece rialzare, le abbracciò e disse che le perdonava, e chiese loro di amarla per sempre.
Cenerentola, vestita com'era, fu portata dal giovane Principe. Lui la trovò più affascinante che mai e, pochi giorni dopo, la sposò.
Cenerentola, che era tanto buona quanto bella, accolse a palazzo anche le due sorellastre che quello stesso giorno sposarono due gentiluomini di corte.

FINE

Etichette: , , ,