lunedì, gennaio 14, 2008

Quando eravamo cavalieri della Tavola Rotonda

Quando eravamo cavalieri della tavola rotonda
di Renato Giovannoli
ediz. Piemme - il battello a vapore

Ho letto questo libro a dicembre e l'ho inserito nella lista dei libri da me letti nel 2007. E ora vedo che un sacco di gente viene sul mio blog per cercarne il riassunto.
Eccolo qui, in breve.



Libro Primo: la luce di Abalùn

Giorgio Calcaterra è un docente di letteratura francese medievale, ha una moglie, Serena, e tre figli. Ha una singolare abitudine: quando uno dei suoi figli si lamenta per qualcosa, lui invece di ripetere la tiritera di "quando avevo la tua età..." eccetera, rammenta "ah, quando ero cavaliere della tavola rotonda..." e così via.
I suoi figli maschi sono cresciuti e ovviamente non prendono più la cosa sul serio, pensano solo sia una specie di scherzo.
Ma Giorgio comincia a raccontare come tutto sia assolutamente vero.
Quando lui aveva vent'anni stava preparando il suo primo esame all'università proprio su Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Per concentrarsi decide di studiare in un paesino sulle Alpi, dove i genitori hanno una casetta. Un giorno, al bar, incontra un curioso personaggio. Costui si chiama Lancelot Dulac, assmiglia a Oliver Hardy biondo e gli rivela di essere il vero Lancillotto del Lago del ciclo arturiano. La storia, gli dice, è tutta vera, anche se nel corso dei secoli è stata molto modificata, e infatti il suo vero nome non è Lancillotto ma Anghisèl.
E Avalon (che però si chiama Abalùn) è proprio lì vicino. Giorgio deve sapere che dopo la fine "tradizionale" della storia, quando Mordred aveva ferito a morte su padre Artù, questo non era affatto morto ma portato magicamente con tutta la sua corte ad Balùn, che si trova in cima a un monte (la cui natura è evidentemente mistica), il Muntsalvatsch.
Giorgio crede e non crede a questo racconto ma acconsente di seguire Anghisèl nella spedizione per raggiungerlo. E in effetti ci riesce. Il monte appare dove lui non credeva ci fossero monti, ed è straordinariamente alto. Salirvi fino in cima è già di per sé un'avventura, durante la quale lui supererà la prima prova che attende ogni aspirante cavaliere: il Ponte Periglioso.
La vera storia è questa: la ferita che Mordrid (Mordred) ha inflitto ad Arthwys (Artù) è perennemente aperta e solo facendo giustizia sarà possibile sanarla. Un nuovo cavaliere potrebbe farlo e Giorgio è ad Abalùn proprio per diventare cavaliere. Mordrid intanto è passato dalla parte dei nemici, i giganti, e vive con loro a Titania, sul Muntsalvatsch ma più in basso di Abalùn che è in cima.
Giorgio conosce tutti i personaggi che fino a prima di partire credeva solo leggendari, compreso Peredùr (Parsifal) di cui diventa scudiero (primo passo per diventare cavaliere) e Meryddin (Merlino).


Libro secondo: la piuma d'oro

Il primo compito di Giorgio come scudiero è portare da mangiare al drago Pendragone. Peredùr l'ha addomesticato tempo addietro, ma ora bisogna fornirgli una enorme quantità di cibo non appena questo si risveglia dal letargo altrimenti sono guai. Per fortuna Pendragone mangia una sola volta all'anno. Meryddin invece mostra a Giorgio una piuma d'oro trovata misteriosamente: crede che per lui quella piuma sarà molto importante. Un paio di volte, guardando in specchi d'acqua, Giorgio vi scorge una fanciulla bellissima di cui s'innamora all'istante, ma non sa chi sia.
Pe diventare cavaliere ora a Giorgio manca solo una spada. E lui ritrova proprio Caliburn (Excalibur), nel lago situato al centro di Abalùn. E' evidente che la spada gli era destinata da tempo per compiere una grande impresa.
La festa per la Pentecoste è occasione anche per celebrare l'investitura a cavaliere di Giorgio. Intervengono anche le fate, suddite di Morrigan (Morgana) e lui s'innamora di una di queste: Selina, la fanciulla già intravista negli specchi d'acqua. La piuma d'oro trovata da Meryddin è uno dei suoi orecchini. Lui la tiene come pegno d'amore.
Ma viene cantata una canzone che parla dell'impossibilità dell'amore tra una fata e un mortale e lei ne piange.
In quella giunge una novità: i giganti di Titania (e con loro Mordrid) stano per attaccare Abalùn. Bisogna quindi preparare la difesa. Tra le lacrime, Selina lascia Giorgio e parte per tornare al regno delle fate.
Giorgio, con gli altri cavalieri, si recca alla Rocca Desolata. Si tratta del castello che Arthwys aveva destinato a suo figlio Mordrid. Lui dovrà farne il proprio castello, anche perché è in una posizione strategica per osservare le mosse di Titania, trascorrendovi un'intera notte, che è anche l'ultima prova da cavaliere, il Letto Periglioso. Nella notte gli compaiono ogni sorta di demoni, spiriti e tentazioni, ma Giorgio, sorretto dalla fede e dall'amore per Selina, le supera tutte e sconfigge la maledizione che gravava sul castello.


Libro terzo: Penne di Drago

E finalmente i giganti di Titania attaccano Abalùn. Potrebbe essere la fine di tutto?
Così sembra, perché lo scontro è formidabile, tutti combattono al massimo delle forze e anche il drago Pendragone prende parte agli scontri, ovviamente dal lato dei Cavalieri. Giorgio infine si batte con Mordrid. Ma proprio quando tutto sembra perduto, Mordrid pare recuperare la sua umanità e allora si pente di tutto il male fatto e si riconcilia con il padre Arthwys. La festa per celebrare la vittoria di Abalùn e il ritorno di Mordrid è grande.
Ma Giorgio ha altro per la testa: vuole ritrovare Selina, così si reca da lei al paese delle fate. Qui viene a sapere che la fanciulla si è allontanata, è fuggita via in una barca lungo il fiume.
Anche lui la segue, lungo quel fiume che scorre giù dal Muntsalvatsch, lontano da Abalùn. Ma la corrente è impetuosa, lo trascina via. Prima di sprofondare nelle viscere della terra, Giorgio riesce ad aggrapparsi a un anello di roccia, ma mentre lo fa il fiume, la barca e il Muntsalvatsch svaniscono e lui si trova appeso all'anello, stanchissimo, e sopra uno strapiombo. Con un ultimo sforzo si ancora all'anello di roccia e quindi sviene, continuando a chiamare Selina.
Quando si risveglia è in un letto d'ospedale. Sulle prime crede di aver sognato tutto, ma poi pian piano ricorda, grazie anche alla piuma d'oro di Selina che ha ancora con sé.
E qui pare chiudersi il racconto di Giorgio, coi figli ancora convinti che sia tutta un'invenzione del padre. Ma uno sei suoi figli, quello che aveva cominciato tutta la narrazione, spiega che poco dopo Giorgio riceve la visita di un tipo simpatico che somiglia a Oliver Hardy e si fa chiamare Lancelot Dulac. E lui conferma tutta la vicenda, fino alla conclusione. Giorgio aveva ritrovato Selina nello stesso bar del paese. Sì, perché anche la ragazza in realtà non era una fata, ma una semplice turista che dopo essersi persa in un'escursione si era ritrovata magicamente sul Muntsalvatsch dove era stata accolta dalle fate. Per questo lei aveva abbandonato Giorgio: credeva che in quanto mortale non poteva stare con lui. Ma visto che entrambi sono mortali nulla vieta più la loro unione. Già, perché Selina è solo il modo in cui le fate pronunciano il suo vero nome. Che è Serena, la moglie di Giorgio nonché mamma dei tre ragazzini.

FINE

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5 Comments:

At 3:38 PM, Anonymous Anonimo said...

Perche non:)

 
At 3:46 PM, Anonymous Anonimo said...

imparato molto

 
At 5:21 PM, Anonymous Anonimo said...

molto intiresno, grazie

 
At 5:39 PM, Anonymous Anonimo said...

Si, probabilmente lo e

 
At 8:42 AM, Anonymous Anonimo said...

Your blog keeps getting better and better! Your older articles are not as good as newer ones you have a lot more creativity and originality now keep it up!

 

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