mercoledì, febbraio 15, 2006

XYZ - racconto - capitolo 1

Ma guardate cosa ho trovato, in un vecchio file! Questo racconto qui, che ben 4 anni fa stavano quasi per pubblicarmi se l'editore non avesse cambiato idea all'ultimo istante.
Be', posso metterlo qui, intanto. Fermatemi se siete stufi o se siete editori che vogliono farne un libro! ^____^


Introduzione di una che ci ha capito poco!



Martedì, 21 luglio

Che Xamy fosse una tipa strana, l’avevo capito subito. Già per il solo fatto di avere un nome che cominci con la X, risulta bizzarra dal momento della presentazione. Che poi, lei diceva (prima di svelarmi le cose che mi ha svelato), il suo nome vero è Amy. Ma all’anagrafe capirono male, e poi a sua madre era piaciuta quella particolarità. Diceva che era un segno di distinzione. Forse un po’ troppo.
Comunque noi l’abbiamo sempre chiamata Amy, che ci sembrava molto più “terrestre”, se capite quello che intendo. No, lei non aveva per niente bisogno di distinguersi ulteriormente, era già molto… diciamo PARTICOLARE… di suo. Sembrava sempre un alieno, atterrato da chissà dove, che si guarda intorno con stupore senza però capire molto di quanto lo circonda. Ci faceva quasi sentire creature sotto osservazione, come può sentirsi un protozoo scrutato al microscopio da un ricercatore. Immagino che la cosa possa non far piacere a tutti. Forse Amy un alieno lo è davvero, sono tentatissima di credere al suo racconto. Certe volte.
È arrivata qui poco più di un mese fa, una studentessa come noi. Doveva imparare, diceva. E credo cha abbia imparato più che a sufficienza. Quando l’ho vista per la prima volta, lei aveva un’aria confusa e spaesata (per non parlare dell’abbigliamento, pareva non fosse in grado neppure di allacciarsi le scarpe in modo decente). L’ultima volta che l’ho vista, invece, stava andando al bagno. Ed è scomparsa. Se non è strana una cosa del genere! Poi, però, proprio stamattina è arrivato, inviato da lei, un certo Vittorio, un ragazzo simpatico che fuma un sacco come me e di cui Amy mi aveva già parlato (se non sbaglio lavoravano insieme). Mi ha portato una lettera della fuggiasca (ormai ho capito che era fuggita) e altre cose tra cui un pacco di fogli dattiloscritti (o chissà che altro), una specie di diario. Era scappata di punto in bianco e noi lì, come delle sceme, a cercarla. Io ho perfino pianto al pensiero che non l’avrei più rivista o che le fosse capitato chissà cosa! Che idiota, eh? Ma se la sua storia è vera, aveva ogni buon diritto di scappare. Se non è vera, che aspetti solo che le metta le mani addosso per torcerle il collo....
Scommetto che è tutta colpa di quel Wolfgang! A me quello lì non è mai piaciuto e non riesco a capire cosa ci trovi Amy. Voglio dire, in fondo neppure lo conosce. Come può avergli dato tanta importanza? Sono sicura che se non fosse stato per lui, non sarebbe scappata via così, senza neanche salutare! No, ne sono più che certa. Sarebbe rimasta ancora un po’ e ci avrebbe dato modo di comprenderla meglio. Non ci sarebbe più sembrata così strana. Forse. Margherita non è neppure riuscita a capire se le sia simpatica o meno… d’accordo, Margherita fa fatica a capire molte cose. Adesso è appena tornata dopo una serata di litigi con Giorgio ed è preda dei postumi della sbornia. È un disastro esattamente come Amy, sarebbero state amicone. Anche se avrebbero trasformato la mia casa in un caos primordiale. Ma c’erano speranze, perché Amy stava cominciando a prendere gusto per le pulizie domestiche. Tutte cose che le torneranno utili nella sua nuova casa, ovunque si trovi!
Vorrei dire che mi manca, ma ho come l’impressione che fra non molto la rivedrò. Certo che quel suo diario mi ha quasi sconvolto. Voglio dire, senz’altro spiegherebbe tutto. Le sue stranezze, le sue imprevedibilità, il suo non comprendere certe cose perfettamente evidenti e, allo stesso tempo, una curiosa percezione di altre al limite dell’impossibile. Però, francamente, sinceramente e…tutto il resto, è una storia davvero incredibile! Bah! Io la metto via così come l’ho ricevuta. A qualcun altro, quando sarà, il compito di giudicare.
Ginevra

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Lettera di Amy

Carissima Ginevra,

Per prima cosa, scusami se sono scomparsa a quel modo sabato scorso. Lo so, vi avrò fatto stare in pensiero, Facciadiplastica sarà stata furibonda e così via, ma ho dovuto farlo e, credimi, avvertirvi subito sarebbe stato molto pericoloso per me. Comunque sto bene, non preoccuparti. E quanto prima mi farò rivedere, don’t worry!!! Vittorio (è il mio ex collega, ti avevo parlato di lui, ricordi?) ha l’incarico di portarti questi miei scritti, ma anche di prendere la mia roba (neppure lui sa dove sono, non si sa mai dove potrebbero cercarmi e non voglio mettervi nei guai!) e portarmela in un luogo stabilito fuori città. So che tu hai parecchio da fare, ma mi farebbe molto piacere se lo accompagnassi. Così potremo salutarci in maniera decente!
Ed eccomi al dunque, a cercare di spiegarti la mia avventura per giustificarmi (spero) ai tuoi occhi. Quella che sto per raccontarti è una storia a dir poco incredibile. Lo so, lo so. Dicono tutti così. Ognuno (come nelle fiabe orientali) ha sempre la pretesa di avere la storia più incredibile da raccontare, giusto per stupire tutti e far colpo su chissà chi. Nel mio caso è tutto vero. Assurdo ma verissimo. E, vedi, pur correndo il rischio di passare per pazza completa (“Anche più di quel che già sei?”, ti starai chiedendo: lo so, sembra impossibile, ma è così), devo raccontartela. Non sarei onesta se non lo facessi, e tu sei stata fin troppo comprensiva con me in questo "mese-o-poco-più”. Sei libera di non credermi, se vuoi. Però se mi conosci bene, come penso, capirai che non mento.
In pratica (sapessi quanto mi è difficile dirlo), se certe volte (tante, per la verità) ti sono sembrata un po’ strana, quasi un alieno, è perché… lo sono per davvero. Non proprio un alieno, per l’esattezza. Piuttosto, diciamo che vengo da un’altra dimensione. Ecco, l’ho detta!!! Ora vado avanti. Nella mia dimensione io ho un nome impronunciabile per voi (qualcosa come Xyz, ma molto più aggrovigliato), ecco il vero perché della X all’inizio del mio nome. Inoltre non possediamo corpi così fisici come i vostri. Non che non siamo consistenti, ma siamo fatti più che altro di pensiero, di logica, di materia diversa, insomma. Siamo entità più che persone, se così ti riesce più chiaro. Ed ecco spiegata anche la mia pazzesca difficoltà perfino con le cose semplici e banali come prendere il bus e allacciarmi gli anfibi.
Io, in realtà, dovrei almeno teoricamente essere un’esperta in cose terrestri: è la mia specializzazione nel mio mondo, l’argomento della mia tesi di laurea (è una cosa molto simile alla vostra) e il motivo del mio soggiorno da voi. Era un soggiorno di studio. Che forse mi ha insegnato troppo. E magari ne avevo anche bisogno, chi può dirlo? Ci sono tante cose di voi che noi non sappiamo. Da un lato è comprensibile; già conoscere a fondo tutta la storia e cultura di una civiltà sola è difficilissimo. Figuriamoci se quella cultura è a livello planetario (e senza contare che dovremmo trovare il tempo di apprendere anche la nostra, di civiltà).
Quello che ti lascio non è un manoscritto qualunque, ma la trascrizione, naturalmente nella vostra lingua, su carta del mio Diario Mentale (noi abbiamo sviluppatissime capacità in questo campo), che ho preso in tempo reale man mano che gli avvenimenti accadevano. E anche qualcosa in più. Spero di poterti rivedere al più presto! Ah, ovviamente il discorso vale anche per Margherita. Svegliala e diglielo!
Tua

Amy

PS: se vedi Wolfgang salutalo per me!
PPS: per favore, cerca di vederlo!
PPPS: … lascia stare, non fa niente, tanto non si ricorderà di me…
PPPPS: … e se invece si ricordasse? Bah, tu prova e poi vedi!
PPPPPS: no, che non me ne sono andata per lui!
PPPPPPS: oltre al diario e al resto ci sono alcuni appunti, ehm… un po’ strani. Sai, mi sto esercitando nella scrittura e ogni tanto mi faccio prendere la mano… e la testa. Non farci caso!
PPPPPPPS (questa faccenda rischia di diventare ridicola)... ci si rivede, eh? Contaci!

”Ma zitto! Che luce risplende laggiù, da quella finestra? Oh, quello è l’Oriente e Giulietta è il Sole!”
W. Shakespeare (più o meno)

Voce Narrante: Questa storia aveva assolutamente bisogno di una Voce Narrante, vale a dire io. Il diario di Amy è abbastanza esplicativo, ma un po’ troppo, come dire? Tendenzioso? Inoltre quella ragazzina ha una terribile vena melodrammatica. E deve ancora imparare tutto dalla vita, ma ci sarà tempo, oh se ci sarà. Parola mia!


Il diario di Amy


Voce Narrante: Oltre le frontiere illusorie di tempo e spazio, al di là delle dolcezze molli di un universo che ci culli, costante e senza sorprese, tra gli infiniti mondi che affollano le ancor più numerose dimensioni, esiste un pianeta di popoli studiosi. Costoro dedicano tutti sé stessi all’apprendimento. E non si limitano ai propri universi, no. Loro hanno l’ambizione di conoscere anche i mondi altrui. E la Terra, questa Terra, risulta essere una materia decisamente affascinante per loro.
Da questo popolo, letteralmente costituito da macchine per l’apprendimento più che da persone, partì, in un caldo mattino di primavera, la giovane scienziata Xyz. Allieva del Primo Ciclo Avanzato di Studi Terrestri, brillante seguace dei più estremi metodi empirici (studiare dal vero le creature sotto esame e mescolarsi con loro, vivere la loro vita invece di limitarsi a libri e filmati), nonché prossima alla laurea, aveva deciso di recarsi sul pianeta degli umani per un periodo di studio corrispondente a tre mesi terrestri. Altri avevano compiuto la stessa missione prima, ma lei era la prima donna a farlo. Sempre se si volesse considerare la storia dell’Indomita Misty solo una leggenda. Secondo quella leggenda, appunto, Misty era stata una fanciulla di rara bellezza e di molto sentimento, cosa assai rara per quel popolo che, ricco di cultura, era del tutto privo di tale, imbarazzante caratteristica. Misty, dunque, appassionata di Poesia Aliena, e terrestre in particolare, era partita moltissimi decenni prima per quel pianeta e non era mai più tornata. Di lei si era persa ogni traccia e a nulla valsero ricerche effettuate da colleghi o tentativi di rintracciarla tramite il comunicatore telepatico, un diabolico marchingegno che aiutava gli studiosi in viaggio a tenere i contatti con la base. Nulla. Come se non fosse mai esistita. Ma forse la sua era proprio una leggenda, magari non era davvero mai esistita. Con queste cose non si può mai essere certi.
Invece Xyz, leggenda o no, di una cose era certa: che non avrebbe fatto la stessa fine. No, lei no. Lei era pronta a tutto, conosceva ogni argomento essenziale per muoversi sulla Terra ed era spinta dall’ambizione di vedersi quanto prima incoronata sulla Cattedra Illustre di Scienze Terrestri, massima aspirazione per qualunque studente che seguisse quel tipo di studi.
Il giorno della partenza una delegazione di professori l’accompagnò con gran trionfo alla sua navicella spaziale. Lei, già in abiti umani, quasi stonava tra quelle eteree tute in materiali luminescenti e rigidi.
“Mi raccomando”, le disse JhyrMc, il professore che la seguiva ormai da anni, “fatti valere. Abbiamo tutti molta fiducia in te!”
“Non si preoccupi”, rispose lei, gli occhi ardenti di curiosità e di gioia di apprendere, “ho un programma di studio ben definito, tutto il materiale a disposizione e il comunicatore perfettamente funzionante. La terrò informata di tutti gli sviluppi.”
“Non ne dubito. Sulla Terra troverai una nuova personalità, sistemazione, abiti, documenti, lavoro, soldi... c’è tutto sulla navicella. Le istruzioni, intendo.”
“Le studierò a fondo durante il trasferimento.”
“Buon viaggio, allora!”
Xyz, sicura e felice come un allievo di Scienze Siderali alla sua prima lezione, fluttuò nella navicella, chiuse il portellone, mise in moto e partì, lasciandosi dietro una scia di vapore rosato e una schiera di professori boriosi e soddisfatti.

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